LE MOTO POST-APOCALITTICHE DEL FILM MAD MAX: FURY ROAD SONO VERE E FUNZIONANTI, C’È POCO SPAZIO PER LA COMPUTER GRAFICA
Nel film Mad Max: Fury Road sono le auto e i mezzi pesanti a farla da padrone, ma le moto e chi le guida hanno un ruolo fondamentale. Zompano a destra e a manca nel deserto della Namibia, tra scintille, esplosioni, badilate di sabbia e capriole, alla guida ci sono gli stuntmen, egregiamente coordinati da Stephen Gall, cinque volte campione australiano
di motocross. Gall e la squadra di piloti professionisti di motocross e freestyle danno vita ad una delle più sballate e funamboliche bande di motociclisti mai viste al cinema, i Rock Riders.
Le strepitose e premiate sequenze d’azione con questi motociclisti impolverati ti fanno sudare le mani anche se sei sdraiato sul divano. Moto e piloti fanno tutto il lavoro sporco alla vecchia maniera, perché in questa pellicola la computer grafica, per fermo volere del regista George Miller, è ridotta all’osso.
Più passano gli anni, più il cinema d’azione diventa pura elaborazione di modelli virtuali. Spesso realizzati benissimo, come nella serie Transformers, effettoni digitali pazzeschi che però ti hanno ubriacato dopo sei minuti. Fury Road è una piccola perla, l’eccezione che affascina. Per creare le tanto spettacolari quanto realistiche scene con le moto, le macchine e i mezzi pesanti che sfrecciano, cozzano ed esplodono, senza uso di computer grafica, era ovviamente fondamentale che i mezzi fossero funzionanti. George Miller ha voluto che tutto si muovesse davvero. Che le auto e le moto corressero veramente. Voleva allontanarsi il più possibile dai risultati ottenuti con il computer, magari ben fatti ma sempre poco realistici, sequenze ottenute senza pericolo.
Quindi Colin Gibson, da bravo scenografo, ha progettato e realizzato più di 150 mezzi a quattro e due ruote, tutti pienamente funzionanti. Quelle che vedete qui illustrate sono le due moto di quella serie.
Una è creata su base Yamaha YZ250F; l’altra su una trial Gas-Gas. Queste, come tante altre, sono state spogliate all’osso, sverniciate e torturate, lasciando quasi solo i telai e i motori. Sulle carcasse hanno poi saldato e imbullonato cose strane, molto strane. La trial Gas-Gas ha una balestra fissata al manubrio, ad esempio. Il risultato è sorprendente: un parco auto e moto impressionante, brutto e sporco ma bello da morire.
Per comprendere la “pazzia” e la passione che stanno dietro questa pellicola, pensate che c’è una scena in cui un mutante cieco suona la carica tipo tamburino di guerra ma con una chitarra elettrica lanciafiamme appeso ai cavi su una specie di blindo- palco-maxi-cisterna circondato da casse e amplificatori Marshall. Ve la ricordate? Bene. Lo sapete che la chitarra sputava veramente fuoco e che quella specie di carro armato era realmente lanciato a tutta velocità, così come gli altri mezzi presenti in scena, tra arpioni e lingue di fuoco? Matti. D’altronde, se pensi che il futuro sia roba da folli, come puoi dipingerlo senza usare la follia?
Ferro mi ha chiesto quello che parecchi creativi si vorrebbero sentir chiedere: raccontare, attraverso immagini e parole, qualcosa che mi piace. Pochi paletti, se non la decenza e il rimanere nel campo degli argomenti trattati dalla rivista. Di solito le richieste, per quel che mi riguarda, sono del tipo “Ho bisogno di un disegno” e fin qui tutto ok. Poi arriva lo schiaffo “Ho in mente questa cosa”, e a volte “questa cosa” può essere ben raffigurata
da un dipinto di Bosch, ma più buio e deforme. Infine cala la martellata: “Mi piacerebbe che lo facessi in questo stile”. Segue una carrellata di jpg sgranate, diversi disegni nelle tecniche e negli stili più disparati, dal naïf all’acquaforte. Infine, ma solo se sono fortunato, ricevo il colpo di grazia che mi libera dall’angoscia, il temibile “Guarda, ti mando uno schizzo”. Dritto dietro la nuca. Pem! Steso.
Per fortuna non capita così spesso.
È solo per dire che ricevere carta bianca è un privilegio per un creativo.
E così nasce questo viaggio, non so bene dove ci porterà.
So però che di volta in volta, di numero in numero, cambierò mezzo, e troverete una o più illustrazioni di una motocicletta o di un altro veicolo che ritengo interessante e della quale vale la pena raccontar qualcosa. Spero di raccontarvi cose straordinarie. Se sarò bravo vi farò appassionare. Se sarò anche fortunato vi farò conoscere qualcosa di nuovo.
Ora accendete il ferro e seguitemi nel giro.
Testo e disegni di Gianpaolo Bertoncin, dalla rubrica The Junkers sul n.51 di Ferro Magazine, del Maggio 2020.
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